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al testo di Adielle
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Non scrive più l'angelo ossuto del mio sterno in fiore non scrive più costola mia parole succhi di parole spremuta di giunchi verde rame dei tuoi capelli riverberi di fiume al sole che non conclude la corsa ansante dei raggi brilli sul seno fornace scottate le mani lunghe languide caparbie stoppe per barlumi raggere innestate su fremiti a misurare capezzali dai cuscini inginacchiatoi capestri per capezzoli balconi chiodi fori muri un nonnulla di bisbigli su caviglie sottili preghiere di lino piegate sulle schiene di sedie paralizzate dallo schianto nella stanza del mattino batte un colpo per saziare il fiato con quanto ancora è vivo in lei scroscia maniacale la richiesta d'aiuo dalla punta dell'arto ferito e contratto ricostruzioni fameliche di un ferino abbandono al letargo indurito dei sensi addio amore mio ai quattro venti fossero cento mille un milione un miliardo fuor dai cataloghi della modernità sempre in brani ti farebbero specchietti per le allodole concime per le nostre terre pastura per i pascoli dell'aldilà tempo che fugge e ciò che rimane tracce non più sedotte dalla mappa del cammino segnali di estasi dovunque macchie di luna di te comete apici cosmici di giorni qualunque gioia che afferri distratta da un piccolo petalo ignaro di sè di se ti neghi alla luce luce dei miei occhi chi ti brandisce bandiera bastarda di patria? basandoti tenebrosamente negli abissi di un'eclissi di Terra velata stella pantomima del redentore flora fauna amante sorella circonvoluzione dell'inquirente misura atomica della galassia non volevo ucciderti ti prego perdonami é che le cose viste dalla Luna deflagrano nell'orbita della tua assenza una per una ad anni luce di distanza e non ne potevo più che ridessi di me bocca da chiudere con la mia bocca sanguinaria da baciare l'addio. |
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